La Creatività
La realtà creativa
La realtà creativa è nella straordinaria capacità di osservazione, che consente di trascendere l’aspetto meramente materiale dell’abito, con l’obiettivo di percepirlo al di là del suo aspetto esteriore. Un abito come espressione d’arte, ricco di intuizioni da liberare, nella costruzione quindi di nuovi capi dell’abbigliamento e che rappresenti la realtà sociale del suo tempo.
La rottura con le regole
Nell’equilibrio tra maschile e femminile pur avendo un’immagine rigorosa, la struttura del taglio è a Bretella, un classico del taglio per abiti da donna, dando massima vestibilità al torace e al seno. Nel tailleur vediamo la continuità della sartoria da uomo, ma al tempo stesso anche la rottura con le sue regole, ne sono un esempio le tasche, ripetute e parallele l’una all’altra con il bottone e l’asola orizzontale. L’apertura dello spazio tra il collo e il rever dell’abito nel punto di attaccatura di entrambi e così anche lo spacco delle maniche, allungato nella sua altezza, modificando la dimensione dei bottoni e rimanendo invece invariato il numero: quattro bottoni per manica. Il bottone nella giacca ha una sola grandezza, ed è uguale sia per le tasche, che per i davanti, che per le maniche. In esso è raffigurato il leone, quasi a rappresentare il carattere dell’abito.
Due identità distinte
Nell’abito la struttura del taglio è a Bretella, e la particolare lavorazione fatta sui davanti della giacca crea delle sovrapposizioni, un davanti sull’altro, due identità distinte. In perfetta sintonia c’è la gonna pantalone di taglio sartoriale, come tutto l’abito, che le permette di essere una gonna a tutti gli effetti, pur avendo invece la comodità e praticità del cavallo del pantalone. Rappresenta un punto di svolta a livello strutturale e nella sua essenza più profonda, andando a lavorare su tutti i punti, dall’estetica, all’armonia delle linee. La sfida è di andare a ribaltare i canoni estetici, non privando l’abito di nulla, ma dandogli una nuova vita, un capovolgimento della concezione legata al costume. In esso sono chiare le sovrapposizioni e le diverse lunghezze, e di come l’abito possa manifestare più livelli, in verticale e in orizzontale, in totale libertà, venendo fuori la forza di rompere gli schemi e poter andare “oltre le cose” realizzando un accrescimento del valore, e quindi quello della qualità, che gradino dopo gradino tende verso l’infinito.
Il doppiopetto dalle tasche a toppa
Nel tailleur l’idea è di poter avere un doppiopetto come quello da uomo che non abbia nulla da invidiare ad esso, creando un abito da donna e per la donna, giocando con i suoi elementi, come l’abbottonatura a sei bottoni abbottonabili, la cui altezza sul davanti ha permesso di avere un petto-rever di proporzioni uguali al doppiopetto classico, in modo che la giacca continui ad avere una figura allungata, nella costruzione di due giacche in una. Si assiste a un cambio di regole anche per lo spacco delle maniche raddoppiato nella sua altezza, quasi fino al gomito, e con le tasche a “toppa” scelta assolutamente insolita per l’eleganza del doppiopetto. Di grande importanza è la struttura che è di taglio maschile uguale a quella dell’uomo, avendo sempre la massima vestibilità al torace e al seno, tutto ciò grazie alla lavorazione sartoriale, che lo consacra ad essere un abito rigorosamente femminile, dal risultato unico. A completare il tailleur c’è la gonna pantalone, lunga fino al polpaccio, che conferisce comodità all’abito risultando il tutto assolutamente elegante, anch’essa di taglio sartoriale sembra una gonna a tutti gli effetti, pur avendo la praticità del cavallo come il pantalone.
L'Ulster
Un vero classico del su misura, l’Ulster rappresenta l’indiscutibile signorilità del paltò a due petti che richiede, nel taglio, quella ricchezza che è del suo stesso aspetto. In esso non vi sono veri e propri cambiamenti, in quanto è il capo più indicativo di una profonda coscienza estetica. Nella sua struttura c’è attenzione al torace della donna avendo nel davanti la ripresa al seno, che termina nel taglio tasca e poi tutti gli elementi tipici dell’Ulster, dalle tasche a “buca da lettera” particolari nel loro genere, all’abbottonatura a sei bottoni abbottonabili, e al classico petto e collo. Alle maniche ci sono i paramani, e nel dietro il piegone con la martingala. Un capo per la donna che vuole trasmettere un carattere forte ed originale.
La mission
Nella libertà creativa, c’è la presa di posizione contro l’adattamento alle circostanze, e al ripetersi perpetuo di situazioni quasi automatiche, col desiderio di condurre la vita a un livello qualitativo superiore ancora sconosciuto perché attirata dall’apertura al nuovo. La lavorazione materiale unita al potere della creatività, fissano e iscrivono nell’abito la vita interiore di chi crea, superando se stessi, ed elaborando l’impulso a proiettarsi oltre il reale, realizzando così una crescita del valore e della qualità, che nell’abito diventa espressione di volontà. La continua ricerca per il raggiungimento di una qualità che è totalmente non-misurabile si realizza con l’esperienza interiore, in un continuo accrescimento di se stessa, fino all’innovazione immensa, un contributo vergine, un tipo di ricchezza supplementare per la quale nulla sembra abbia preparato la strada. L’obiettivo è avere un abito che manifesti il cambiamento, la cui immagine è nemica della staticità e della conservazione, contribuendo al progresso dell’universo. La missione è proiettare l’individuo al di là della realtà materiale, in una percezione “spirituale” della qualità che apre a nuove dimensioni, come quella estetica, etica e infine quella del “sacro”, in una ascesa verticale che lo conduce fino all’ideale, verso l’infinito.